La battaglia di Verdun by Paul Jankowski

La battaglia di Verdun by Paul Jankowski

autore:Paul, Jankowski [Jankowski, Paul]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Biblioteca storica
ISBN: 9788815323903
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2015-10-14T22:00:00+00:00


3. Un evento unico?

Secondo alcuni uomini che vi avevano combattuto, e soprattutto secondo altri che non vi avevano mai messo piede, Verdun era un mondo a parte, che trascendeva addirittura la storia stessa. Due settimane prima di essere ucciso, un sottotenente parlò di Verdun come dell’Armageddon o di un suicidio di massa: «i popoli sono in preda alla follia della morte e della distruzione», scrisse dopo un attacco sul Ravin de la Mort, vicino a Fort Vaux, nel quale era caduto il suo ufficiale in comando, per concludere poi: «sì, l’umanità è folle!»[44].

Era peggio, insistevano alcuni soldati di Verdun, di tutto ciò che avevano visto fino ad allora. Peggio della Marna, a causa dei cannoni pesanti tedeschi, rifletté un tenente di artiglieria in maggio sulla Côte 304; peggio della Champagne o dell’Artois, aveva pensato in marzo vicino a Fleury, sostanzialmente per lo stesso motivo. Durante il bombardamento di Fort Douaumont, subito prima della sua vergognosa caduta di febbraio, alcuni tirailleurs marocains dissero al tenente Péricard (al quale fu attribuito il grido: «morti, in piedi!»), che la Champagne era stata «uno scherzo» rispetto a Verdun. La voce si diffuse tra i battaglioni vicini: «sai, la Champagne era poca cosa rispetto a questo, l’hanno detto i tirailleurs!». Era la battaglia più terribile di tutte, lamentò un autista addetto al trasporto delle munizioni in maggio, rimasto bloccato con la sua batteria tra Fort Saint-Michel e il tunnel di Tavannes quando i francesi avevano tentato di riconquistare Douaumont: «che duello d’artiglieria! Non avevo mai sentito niente del genere, è spaventoso!!!».

In termini quasi identici i tedeschi trasferiti a Verdun da altri fronti descrivevano gli orrori senza eguali del loro nuovo ambiente: «ne ho già viste di cose», scrisse un tenente ai genitori, «ma non avevo ancora vissuto una guerra così spaventosa da risultare indescrivibile». Veniva ripetuto in tutti i modi possibili che non esisteva nulla di peggio di Verdun. Il fianco di Le Mort-Homme era il luogo più terribile del mondo, scrisse un soldato di fanteria; la battaglia di artiglieria era la più cruenta mai avvenuta, disse un autista sul suo letto di ospedale: «non c’è mai stato, in nessun teatro di operazioni, un simile duello di artiglieria»[45].

Queste affermazioni trovavano ascoltatori ricettivi, spettatori empatici disposti ad accettare senza ulteriori verifiche l’idea che Verdun superasse qualsiasi violenza mai sperimentata prima in guerra. Nel piovoso autunno del 1916 alcuni ufficiali austriaci fecero visita al generale von Zwehl e al suo VII corpo di riserva, trincerato sulla Côte de Talou e sulla Côte du Poivre, circa 10 km a nord di Verdun: benché venissero dall’Isonzo, uno dei fronti più temibili, assicurarono all’alleato che persino la guerra di posizione combattuta in quota impallidiva di fronte a questa, condotta dentro trincee fangose su pendii spazzati dal fuoco. La stampa non si soffermava sugli orrori (era stata istruita a non farlo), ma era impossibile che i civili non scoprissero la verità, o attraverso le lettere che la descrivevano o direttamente dai racconti dei reduci dal fronte. In marzo, per esempio, i



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